mercoledì 26 agosto 2009


Il 49° Salone Nautico Internazionale

Fiera di Genova da sabato 3 a domenica 11 ottobre. Con più di 1450 espositori, 2400 imbarcazioni - dal più piccolo natante ai maxiyacht – disposte su una superficie espositiva di 300mila metri quadrati, alternati tra terra e mare, è lo show più importante e spettacolare per tutti gli operatori e gli appassionati della nautica e del mare.

http://www.genoaboatshow.com/_file/Planimetria.pdf

martedì 25 agosto 2009

Buttato in acqua e cacciato dal porto


Disavventura di un medico italiano a Calvi, in Corsica: «Io e la mia famiglia trattati con violenza dagli ormeggiatori». Il consiglio della polizia: lasciate perdere


La lettera di un lettore de il "Corriere della Sera".


MILANO - A seguito dell'articolo firmato da Michele Farina sullo yacht italiano crivellato di colpi e semiaffondatto nella baia di Calvi in Corsica, abbiamo ricevuto, e volentieri pubblichiamo, la seguente lettera firmata di un lettore.


Egr. Dott.re,
la disturbo per raccontarle quanto è accaduto, a me e alla mia famiglia, il 2 agosto u.s. mentre mi trovavo in crociera in Corsica con la mia barca.

Le preciso la composizione della mia famiglia solo per fugare qualsiasi dubbio sulla mia attendibilità. Io e mia moglie (rispettivamente di anni 59 e 51) siamo medici, mia figlia E. di aa. 26 è laureanda (ottobre p.v) in Scienze Politiche a Roma, mia figlia M. di aa. 24 è laureanda (ottobre p.v.) in Medicina a Roma, mio figlio V. di aa. 21 è laureando in Ingegneria Meccanica (luglio 2010) al Politecnico di Milano.

Arrivati a San Florent, dopo aver fatto tappa a Bastia e Macinaggio, mi arrivano le previsioni meteo che davano forte maestrale per il giorno 3/8. Dovendo proseguire sulla costa occidentale, decido di raggiungere Calvi prima dell'arrivo del maltempo che ci avrebbe bloccati per due o tre giorni.
Rispettoso del mare e prudente avendo tutta la famiglia a bordo, prima di partire alla volta di Calvi mi assicuro con numerose telefonate direttamente al comandante del porto di Calvi sulla disponibilità e certezza di trovare ormeggio in porto.

Lo stesso mi rassicura e mi da indicazioni di ormeggiare, una volta arrivato, al molo d'onore (riservato ai mega-Yacht) in attesa che si liberasse il posto assegnatomi per la mia barca di 12mt.
Preciso che sono arrivato in porto alle 13 dopo circa 5h di navigazione. Alle 17 si presenta un ormeggiatore, in gommone dicendoci che dovevamo andarcene perché era arrivata la barca proprietaria del posto in banchina dov'ero ormeggiata, provvisoriamente, la mia barca. Rispondo che mi sarei spostato subito e che m'indicasse dove ormeggiare. Mi risponde che non c'è nessun posto e che me ne sarei dovuto andare proprio via. Ritenendo che il ragazzo non fosse al corrente della mia prenotazione fatta con il comandante lo prego di farmi parlare con lo stesso.

Dopo qualche minuto si presentano cinque tipi, tutti appartenenti alla società che gestisce il porto, con tanto di divisa (maglietta rossa e calzoncini) e nome della marina sulla maglietta stessa. Uno di questi mi dice di essere il comandante. Per educazione scendo dalla barca per salutarlo e chiedere spiegazioni sull'equivoco sicuro che tutto si sarebbe chiarito. All'improvviso, dopo che il tipo che si era qualificato comandante, ma non lo era, impartisce un ordine agli altri quattro, vengo di peso sospinto sulla passerella con estrema violenza tanto che perdendo l'equilibrio cado in acqua tra la poppa della barca e la banchina, riportando, per fortuna, "solo" una contusione toracica ed una ferita lacero-contusa a livello dell'addome. Mio figlio, incredulo, vedendomi buttato in acqua e ferito, cerca di venire in mio soccorso ma è afferrato per il collo da un'altro dei cinque ed a sua volta buttato in acqua. Nel frattempo, con azione coordinata, e quindi più volte provata e forse messa in atto, i cinque si dividono i compiti e precisamente: due da terra sciolgono le cime d'ormeggio, altri due si portano a prua della barca con un gommone per sciogliere il corpo morto mentre il quinto da terra coordina il raid.

Veniamo sospinti, dal loro gommone, fuori dal porto mentre mia moglie tra le lacrime, preoccupata per me che sanguinavo abbondantemente, ma soprattutto preoccupata perchè mia figlia E. era rimasta a terra, gli urlava di consentirci almeno di far risalire a bordo la figlia. Io che urlavo a mio figlio di chiamare la polizia venivo deriso e invitato a chiamare chi volessi ma fuori dal porto. Intanto mia figlia E., senza perdersi d'animo, benché braccata dai tipi che ci avevano buttati a mare, riesce a raggiungere il posto di polizia. Sbigottita, mi racconterà poi, che i gendarmi le consigliano di risalire in barca, accompagnata da loro, perché da quando c'è questo comandante era pericoloso fare denunce o altro. Così avviene e con il buon senso del padre di famiglia decido di lasciare anche il campo boe di Calvi dove nel frattempo mi ero ormeggiato e di fare ritorno a ST Florent che raggiungo alle tre del mattino.

Alla luce di quanto riportato dal suo articoloe con la pelle d'oca, pensando a quello che ci sarebbe potuto succedere, ringrazio Dio per come sono andate le cose e la invito, sommessamente, a tener conto di quanto le ho raccontato (se la sua indagine giornalistica avrà un seguito), ed io personalmente escluderei la ventilata ipotesi della polizia locale dell'autoaffondamento per fini assicurativi essendo per altro una barca a nolo (per quanto par di capire). Che cosa possa essere successo all'Elleduevidue, allo stato siamo in due a non poterlo sapere, però posso ipotizzare, che se ci fosse stata una lite, forse, come par di capire, per altri motivi ma di consistenza economica più rilevante, vista la violenza con cui hanno voluto risolvere il nostro piccolo caso, e una reazione meno mite di quanto è stata la mia, da parte dell'equipaggio dell'Elleduevidue, tutto può essere accaduto. Di sicuro forze di polizia, non possono scambiare il foro di un trapano con il foro di un proiettile, nè è pensabile un affondamento a fini assicurativi per conto terzi.

Un'ultima amara considerazione. Mentre avveniva tutto ciò, sul molo, praticamente al centro del paese, affollato di gente, ci trovavamo tra due barche d'italiani che non hanno proferito parola in nostra difesa, anzi si preoccupavano di aggiungere parabordi alle loro barche per evitare che la nostra, sospinta dal gommone, le potesse danneggiare. Può verificare anche questo se solo hanno registrato, come dovuto, le barche ormeggiate il 2 agosto 2009 alle ore 14 al molo d'onore.


Dott. Domenico Scali

venerdì 14 agosto 2009

EOLIE: ASSALTO A ISOLE MANDATE IN TILT DA 5 MILA NATANTI


Il mare delle Eolie e' sempre piu' 'intasato' con oltre cinquemila imbarcazioni da diporto e l'incidente e' sempre in agguato. Un aliscafo della Siremar al largo di Vulcanello ha rischiato di scontrarsi con un motoscafo che improvvisamente ha 'tagliato' il mare. Un off-shore con a bordo alcuni turisti si e' presentato a tutta velocita' nella rada di Marina Lunga (era diretto nel pontile per fare carburante) e i cavalloni che ha lasciato come scia, hanno 'sballottato' i natanti che erano ormeggiati nel pontile di Pignataro di Luca Finocchiaro. Due barche a motore sono state lievemente danneggiate. Alcuni vacanzieri hanno anche rischiato di farsi male. Altri di finire a mare. Immediatamente e' scattata la segnalazione del titolare della struttura portuale che ha informato la guardia costiera e si e' dato il via alle indagini per individuare il proprietario del veloce motoscafo che si e' presentato 'sparato' nella zona portuale. La massiccia presenza di diportisti almeno nelle strutture portuali ha fatto scattare il 'tutto esaurito'. A Lipari, nei pontili galleggianti di Marina Lunga e anche nel porticciolo di Pignataro (pontili galleggianti compresi) fino al 17 agosto non si trova piu' un posto barca. Stesso discorso a Salina e Vulcano. Nelle altre isole le strutture portuali sono inesistenti e l'unico opportunita' e' il campo-boe. L'estate 2009 alle Eolie e' caratterizzata dalla presenza di lussuosi mega-yacht: il 'Pelorus' di Abramovic, il 'Main' di Giorgio Armani, il 'panfilo-torpediniere' del magnate russo, il 'Force One' di Flavio Briatore e Elisabetta Gregoraci: tutti pero' costretti a rimanere in rada davanti al castello per mancanza di una adeguata struttura portuale.

martedì 4 agosto 2009

ALCOL: RAVE IN BARCA A PANAREA, RAGAZZA FINISCE IN COMA


MESSINA - L'hanno depositata sul moletto di Panarea più morta che viva e hanno chiamato i medici della Guardia che si sono subito accorti che Roberta, 18 anni, di Venezia, non era semplicemente svenuta ma era in coma etilico per aver bevuto tanto alcol. Era stata con il suo gruppo di amici al festino sul mare davanti lo scoglio di Lisca bianca: decine di barche una accanto all'altra, casse acustiche che sparano musica a tutto volume e tanti giovani che ballano e soprattutto molte bottiglie di superacolici che passano di bocca in bocca.

Dopo le prime cure la ragazza è stata portata con l'elisoccorso nell'ospedale Papardo di Messina. Ora sta meglio le hanno tolto i tubi è cosciente e parla ma rimane ricoverata nella Rianimazione. In ospedale è arrivata la madre della ragazza che non ha voluto commentare in alcun modo la vicenda e che certamente non si aspettava che la vacanza eoliana della figlia finisse in questo modo. Il medico Franco Aricò racconta: "L'hanno accompagnata alcuni suoi amici. Ci siamo accorti che non c'erà riflesso dolorifico, pupillare, la ragazza aveva difficoltà respiratorie e il battito cardiaco era bassissimo. Abbiamo somministrato i farmaci e aiutato la respirazione col pallone Ambu. Poi abbiamo chiamato l'elisocorso del Papardo di Messina ma l'elicottero era fermo per un guasto e abbiamo chiesto l'intervento a Catania. La paziente è stata prelevata e portata a Messina". Aricò e il suo collega Daniele Marino tengono la postazione in un piccolo avamposto qual è la guardia medica di Panarea, la più mondana delle isole Eolie, e quotidianamente fronteggiano l'arrivo di decine di giovani (dicono una media di 40 al giorno) intossicati da alcol e a volte anche stupefacenti. "Sono giovani - dice Marino - dai 18 ai 25 anni. Arrivano ubriachi fradici. Noi facciamo i medici, i barellieri, i rianimatori senza sosta. Si comincia alle 18 fino alle 21 poi in continuazione verso le 2 e poi alle 4 e 5 del mattino". I ragazzi, spiegano, si svegliano verso le 13 scendono in spiaggia, non mangiano a volte neanche un boccone e poco dopo cominciano i festini con musica a tutto volume e alcol a largo sui gommoni o su altre barche. La serata poi prosegue in discoteca, sulle spiagge o ancora a mare. A Panarea ci sono 6 carabinieri e saltuariamente 2 vigili urbani. L'isola d'inverno conta circa 250 residenti: d'estate diventa una bolgia con cinquemila turisti. "I ragazzi comprano - dice il medico - vodka, rhum e tutti i tipi di alcolici e li mettono sulle barche e vanno a largo carichi.

Le forze dell'ordine, la capitaneria di porto fanno quel che possono: fanno multe quando le barche sono troppo cariche di persone, o se qualcuno viene sorpreso a pilotare un natante dopo aver bevuto. Ma bere su una barca ferma non è un reato se non per la salute". I medici sostengono che quella dei festini a base di alcol e musica sulle barche è una peculiarità di Panarea. "Siamo stati - dicono - in ambulatori in varie isole, Stromboli, Filicudi, Salina ma lì non è così". Ad ubriacarsi sono giovanissimi turisti che vengono da tutte le parti d'Italia, Roma, Napoli, Bologna, Palermo e che cominciano un tour de force alcolico che dura quanto la loro vacanza sull'isola.

sabato 1 agosto 2009

COLLISIONE BARCA-PESCHERECCIO A CAPRI: UN DISPERSO E 7 FERITI

CAPRI - Sono state aperte due inchieste, una della Capitaneria di porto e una della Procura di Napoli, sulla collisione tra due imbarcazioni al largo del golfo di Capri, in direzione di Napoli, nella quale una persona è dispersa, una è rimasta ferita in maniera più seria ed altre sei in condizioni meno gravi.

Parti di un corpo sono state ritrovate nelle acque prossime all'area della collisione tra due imbarcazioni, a cinque miglia al largo di Capri, dove la Capitaneria di porto sta cercando la persona dispersa, un sacerdote. Si chiamava Luigi Saccone, di 71 anni. L'uomo è vicario episcopale per la cultura della Diocesi di Pozzuoli (Napoli) e cappellano della sede Rai di Napoli. Si trovava sulla barca di circa sette metri affondata dopo essere stata tamponata da uno yacht inglese di circa 23 metri di ritorno da una gita nel golfo di Napoli, insieme con un gruppo di amici. Sulla barca c'erano anche il fratello con la sua famiglia.

Uno dei feriti ha un dito quasi tranciato. Secondo quanto si è appreso il gozzo sul quale si trovavano otto persone, tra cui il sacerdote, è lungo circa 8 metri mentre l'imbarcazione inglese con la quale si è scontrato ne misura 23.

mercoledì 29 luglio 2009

Emergenza in Mare




PESCA:PANTELLERIA;GREENPEACE CONTRO PESCHERECCIO CON SPADARE


PANTELLERIA (AGRIGENTO), 27 LUG - La nave ammiraglia di Greenpeace ha incrociato vicino Pantelleria (Trapani) un peschereccio che usava le spadare, vietate dalla Comunita' europea. E' scattato un inseguimento, portato a termine anche grazie all'intervento della capitaneria di porto. Sul peschereccio sono stati trovati tra 10 e 15 chilometri di spadare e due ceste di palamiti, attrezzo per cui il peschereccio non ha la licenza. Nella stiva c'erano 16 pesci spada (2 di taglia illegale) e 14 esemplari di tonno rosso, di cui ben otto al di sotto della taglia minima di 30 kg. La guardia costiera ha fermato la nave sequestrando il pesce e le reti illegali. ''Siamo soddisfatti che la capitaneria di porto di Pantelleria sia intervenuta tempestivamente - dice Alessandro Gianni', direttore delle campagne di Greenpeace Italia - ma com'e' possibile che un peschereccio possa aggirarsi per il Mediterraneo con ben due attrezzi da pesca senza licenza, di cui uno assolutamente illegale?''. ''Questo e' il nostro mare - continua Gianni' - e' ora di finirla con la pesca pirata e di salvaguardarlo con una rete di riserve marine, anche in alto mare: e il canale di Sicilia deve essere protetto''.

Scoglitti: affonda una barca in vetro resina. Tratte in salvo 5 persone, tra cui una bambina


La barca in vetro resina di 4 metri e mezzo metri è affondata ieri pomeriggio, ma per fortuna le 5 persone che erano a bordo sono state salvate dall’equipaggio del gommone in dotazione della Capitaneria di Scoglitti, che proprio poche ore prima del salvataggio era stato restituito alla frazione.

Quattro adulti, due donne, due uomini e una bambina di circa 5 anni sono stati soccorsi dal comandante della Capitaneria Luigi Vaccarisi e da due militari dell’equipaggio, aiutati nella circostanza da un diportista che ha preso pure il largo. Nello stesso istante la barca affondava.

L’allarme è scattato alle 19,30. Era stato lanciato dalla proprietaria del natante, M. V. appena la donna ha visto che la barca stava imbarcando acqua. Ha azionato la pompa di sentina per fare uscire l’acqua, ma la falla era talmente vistosa che in poco tempo la barchetta s’è riempita d’acqua. Sono stati momenti di terrore per le 5 persone dell’equipaggio che si trovavano a circa 700 metri dalla costa all’altezza del mitico «scoglio di fuori».

Man mano che le persone venivano tratte in salvo, la barca affondava senza possibilità di essere recuperata. Le 5 persone per fortuna persone stanno tutte bene, se la sono cavata solo con un forte spavento. Particolare curioso, dopo tutte le polemiche dei giorni scorsi, il gommone di servizio era stato restituito alla Locamare di Scoglitti.

lunedì 20 luglio 2009

In Italia quasi mezzo milione di barche sotto i 10 metri "Basta esenzioni, vanno immatricolate e targate"


Siamo l'unico paese europeo che non prevede l'obbligo di immatricolazione per questi natanti da diporto, che possono costare da 5000 a 350.000 euro. La proposta è della commissione Bicamerale di vigilanza sull’anagrafe tributaria.

Un censimento delle barche sotto i dieci metri potrebbe essere fra i prossimi passi nella lotta all’evasione. Lo scrive la commissione Bicamerale di vigilanza sull’anagrafe tributaria nel documento conclusivo della sua indagine.


Nata dall’esigenza di sostenere la cantieristica sollevando gli utilizzatori da formalità burocratiche, l’esenzione dall’immatricolazione dei natanti sotto i dieci metri ha prodotto un ‘mostro': su 592.000 imbarcazioni del parco nautico diportuistico, 498.000 sono sotto la soglia dei 10 metri.


Secondo la commissione, invece, è opportuno valutare l’obbligo di immatricolazione "tenuto contro dell’elevata valenza in termini di capacità di spesa derivante dal possesso e dalla gestione" di barche anche piccole. "Giova evidenziare - scrive la commissione - che il prezzo d’acquisto può variare dai 5-6000 a 350.000 euro e che in proporzione esponenzialmente crescente variano le relative spese di gestione".
Il possesso di una imbarcazione e’ infatti un indicatore di ‘’elevata valenza’’ per scoprire ‘’la capacita’ di spesa’’ del contribuente.

"’L’Italia - e’ scritto nel rapporto - e’ probabilmente l’unico Paese dell’Unione europea che non prevede l’immatricolazione dei natanti da diporto’’, inferiori ai 10 metri di lunghezza. Questa diventa obbligatoria solo quando, su richiesta del proprietario, vengono abilitati alla navigazione oltre le 12 miglia marina dalla costa’’.

La commissione propone, per avviare un censimento, di "valutare la possibilita’ di stabilire l’obbligo, in campo alle compagnie assicuratrici, di comunicare all’anagrafe tributaria (in via telematica) i nominati dei contraenti di polizze assicurative per la responsabilita’ civile". Questa assicurazione e’ infatti obbligatoria per tutte le imbarcazioni, con la sola esclusione dei ‘’natanti a remi e a vela senza motore ausiliario di non particolare rilevanza ai fini fiscali’’.

domenica 19 luglio 2009

Diano Marina: muore un sub, altri 2 gravi

Tragedia nell'imperiese: un subacqueo è deceduto per un malore e altri due sono gravissimi per un'embolia

DIANO MARINA (IMPERIA) - Un sub, Marco Gilberti, 57 anni di Givoletto (Torino), è morto a causa di un malore, mentre altri due, Giovanni Steria, 45 anni, di Diano Marina e Alberto Clara, di 37, di Torino, sono gravi a causa di un'embolia. Altri sette compagni di immersione sono invece stati recuperati in mare da imbarcazioni private e motovedette della guardia costiera, e stanno bene.

SALVATAGGIO - I sub tutti esperti e brevettati, stavano compiendo un'immersione nelle zone al largo di Diano Marina quando Gilberti ha avuto un infarto e gli altri due hanno contratto l'embolia nel tentativo di portarlo fuori dall'acqua prima del tempo. I due sub sono stati trasferiti in elicottero in una camera iperbarica all'ospedale San Martino di Genova. «C'era un nostro sub in arresto cardiaco e gli altri sono stati colti da un principio di embolia, nel tentativo di salvarlo». Ernesto Paniccia, responsabile del Diving Center «Eurosub» di Diano, ancora visibilmente sotto choc per l'accaduto, commenta così la tragedia. «Erano scesi a cinquanta metri con bombole ad aria, quindi nessun problema di miscela - spiega ancora Paniccia -. Sono tutti istruttori professionisti, stiamo cercando di capire che cosa sia successo».

sabato 18 luglio 2009

STOP AL CANONE RAI

Gioco Nautica OFF SHORE


Gioco Nautica OFF SHORE
Con un motoscafo da competizione off-shore, sfidi gli avversari su sette circuiti distinti in un vero e proprio campionato

Scontro in mare tra due motoscafi: morto un quarantenne napoletano

Si chiamava Paolo Branchisio l'uomo di 39 anni morto a mare proprio nel giorno del suo compleanno coinvolto l'assessore al turismo del comune di Sorrento Arturo Terminiello. La redazione di Positanonews ha avuto la segnalazione alle sei di questa mattina di un morto a mare a Massalubrense, di fronte Capri, fra Sorrento e Positano, una persona è morta in seguito allo scontro tra due piccole imbarcazioni avvenuto prima verso le tre di notte al largo fra la penisola sorrentina e Costiera amalfitana in pieno Parco Marino di Punta Campanella. Secondo le prime notizie due motoscafi, mentre erano in navigazione all'altezza del comune di Massalubrense, si sono contrati per cause non ancora accertate.

Sul posto sono accorsi i mezzi della capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia. Allertata anche la Capitaneria di Salerno e di Amalfi, ma i soccorsi sono stati inutili. Un uomo è morto.

La collisione è avvenuta intorno alle 3 della scorsa notte. Il natante sul quale viaggiava la vittima, si tratta di un quarantenne di Napoli, era diretto da Nerano a Napoli, mentre l'altro motoscafo era partito dal porto di Sorrento e avrebbe dovuto raggiungere Capri.

Secondo le prime notizie due motoscafi, mentre erano in navigazione all'altezza del Comune di Massalubrense, si sono contrati per cause non ancora accertate.

La collisione è avvenuta nei pressi dello scoglio del Vervece: non c'è stato niente da fare per una delle persone che si trovavano a bordo di uno dei due scafi.

Sul posto sono accorsi i mezzi della capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia. I due natanti sono stati sequestrati dagli uomini della Guardia Costiera che stanno ascoltando l'uomo che era alla guida del motoscafo partito da Sorrento e diretto a Capri

Lo scontro tra le due imbarcazioniè avvenuto verso le 2,30 all´altezza di Massa Lubrense. Un tornado, guidato Paolo Branchisio era partito da Nerano, pochi minuti prima diretto a Napoli, in direzione opposta - diretto a Nerano - arrivava un gozzo Aprea, con alla guida Antonio Terminiello, assessore al Turismo del comune di Sorrento che era in compagnia di una donna. L´impatto è stato violento. Branchisio è stato balzato in plancia ed è caduto battendo la testa. La donna che era a bordo del Tornado e dormiva sotto coperta ha sentito un forte boato ed è salita in plancia per dare l´allarme. In pochi minuti gli uomini della Capitaneria di Porto di Capri sono arrivati sul luogo dell´impatto, uno dei militari si è lanciato sull´imbarcazione ´impazzita´ ed ha fermato i motori. Contemporaneamente da Napoli sono arrivati ulteriori soccorsi. Per Paolo Branchisio non c´è stato nulla da fare. E´ morto per un trauma cranico. L´uomo, 39 anni, era uno degli ormeggiatori più noti del porto di Mergellina. Ironia della sorte Branchisio è morto il giorno del suo compleanno. Era nato infatti il 18 luglio del 1970

California invasa dai super-calamari E' allarme: «Possono essere pericolosi»


Giganteschi esemplari di Humboldt hanno invaso le coste di San Diego terrorizzando i sub.

NEW YORK – Allarme nelle spiagge californiane. Giganteschi calamari di Humboldt (o volanti) mostri marini lunghi fino a 2 metri hanno invaso le coste di San Diego, terrorizzando i sub e riversandosi sulle spiagge affollate dai turisti. Questi carnivori, che possono arrivare fino a 50 kg, sono emersi dagli abissi la settimana scorsa.

ASPETTO MINACCIOSO - «Si tratta di una specie molto aggressiva anche contro gli esseri umani», mettono in guardia gli esperti. Hanno un aspetto estremamente minaccioso, becchi durissimi affilati come lame di rasoio e tentacoli dentati lunghi e robusti. «Hanno attaccato alcuni sub e afferrato coi tentacoli maschere e macchine fotografiche», mette in guardia il Los Angeles Times. Gli incontri ravvicinati con questi cefalopodi del terzo tipo hanno fatto fuggire i veterani delle immersioni ed eccitato altri, combattuti tra il pericolo e l’occasione unica di nuotare con i giganti degli abissi.

Un particolare dei denti di questi calamari (Ap)
Un particolare dei denti di questi calamari (Ap)
LE TESTIMONIANZE - Il cosiddetto calamaro Humboldt è nativo delle acque al largo del Messico, dove è stato soprannominato «diavolo rosso», per le sue striature color ruggine. «Non nuoterei con loro come non camminerei in mezzo ad un branco di leoni nel Serengeti - ironizza Mike Bear, un sub locale - anche se so che sto perdendo l’occasione di una vita». Altri sub, come Shanda Magill, non hanno resistito. «Alcune notti fa ho ammirato gli occhi tristi ed espressivi di una dozzina di calamari giganti - racconta -: mi hanno circondata, salutandomi con dei colpetti». Ma la notte successiva non è andata così bene: un gigantesco calamaro ha afferrato la donna da dietro con i suoi tentacoli: «Mi ha staccato il galleggiante dal petto e gettato via la luce, con una forza a dir poco immane - rievoca ancora terrorizzata -. Quando mi sono ripresa, il calamaro se ne era andato, ma io ero senza galleggiante. Ho scalciato come una pazza e non sapevo se sarei sopravvissuta». Roger Uzun, un fotografo sottomarino, ha nuotato con queste creature per circa 20 minuti e ha detto che gli sembravano «più curiosi che aggressivi»: «Appena ho acceso la telecamera sott'acqua - racconta - si sono spinti verso di me e mi hanno colpito alla nuca. Sembravano volermi tastare per vedere se ero commestibile». Alla fine Uzun ha scaricato su YouTube un video di tre minuti che ha rischiato di non essere mai girato: «Mi ha quasi tolto la videocamera dalle mani», spiega.

SCIENZIATI IN ALLARME - Gli scienziati sono allarmati. Negli ultimi anni sono stati avvistati fino all’Alaska: un trend attribuibile all’effetto serra e al surriscaldamento della crosta terrestre, oltreché alla mancanza di cibo e al declino dei predatori naturali dei calamari. Secondo gli esperti gli esemplari potrebbero essere centinaia, se non migliaia. «In genere quando si avvista un calamaro, ce ne sono moltissimi altri» avverte John Hyde, un biologo al National Marine Fisheries Service di San Diego. «Si avvicinano alla costa quando le loro prede si spostano nelle acque basse e poi restano intrappolati o confusi», lo incalza Nigella Hillgarth, direttore del Birch Aquarium di San Diego. «Vederli da vicino è straordinario - dice -. Hanno degli occhi meravigliosi. Sembra che vedano e sappiano tutto».




mercoledì 8 luglio 2009

Soccorritori con moto d'acqua. Il report da Ragusa


Dal 25 al 28 giugno si è svolto a Ragusa il 1° Corso ufficiale per Conduttori e Soccorritori con moto d’acqua al quale hanno partecipato 15 Assistenti Bagnanti muniti di patente nautica.
Il corso è stato presentato presso la sede della Scuola Regionale dello Sport ed ha giovato della presenza delle massime autorità locali.
La Federazione Italiana Nuoto, in collaborazione con la Federazione Italiana Motonautica, sta promuovendo questo importante percorso formativo per rispondere alle esigenze della cultura e sicurezza acquatica e rendere ancora più sicure le spiagge italiane.
Il corso è stato molto apprezzato e quanto prima ne sarà programmato un altro.
Durante lo svolgimento delle attività didattiche lo staff tecnico si è reso protagonista di un significativo soccorso, per le condizioni meteo marine, ad una piccola imbarcazione a remi che stava andando alla deriva con a bordo sei ragazzi di età compresa tra gli 8 e i 14 anni.
La FIN e la FIM ringraziano per il loro impegno e professionalità i docenti:
Roberto Proietti, Claudio Bizzarri, Alessio Nifosì e per gli aspetti organizzativi e logistici il fiduciario provinciale Alessandro Ciaceri e la struttura della protezione civile coinvolte.

martedì 7 luglio 2009

FILICUDI: BARCA A VELA SUGLI SCOGLI, SEI FERITI


Filicudi, 5 lug. - Incidente nel mare dell'isola. Una barca a vela, di 30 metri, mentre era in navigazione e' finita sugli scogli. Sei dei 10 turisti che erano a bordo sono rimasti feriti. Tre sono stati trasferiti con l'elisoccoro al policlinico di Messina. Dei tre vacanzieri uno e' piu' grave per aver riportato un trauma cranico e sospette fratture. L'incidente e' accaduto in localita' Punta Timpagnato. E' stato richiesto l'intervento della guardia costiera di Lipari che con la motovedetta Cp 566, comandata da da Massimo La Fauci e con i sottocapi Salvo Tindaro e Massimo Gianneto, ha raggiunto l'isola di Filicudi. dalla sala operativa il coordinamento dell'operazione e' stato di Andrea Amato. Gli altri turisti sono stati medicati alla guardia medica. Un altro incidente e' accaduto a Ginostra. Un turista S.M., di 25 anni, e' scivolato sugli scogli ed e' rimasto ferito. Soccorso e' stato trasferito a Messina con l'elicottero del 118 e ricoverato al policlinico. Un terzo incidente e' accaduto di Lipari. Un turista e' rimasto ferito durante un giro turistico con un natante. Sarebbe difatti scivolato da bordo della barca riportando una forte contusione.

venerdì 3 luglio 2009

Barche ferme al porto turistico di Marina di Ragusa


Niente gita in barca per questo fine settimana. La capitaneria di porto di Pozzallo non autorizza la ditta Tecnicis ad aprire il porto turistico di Marina di Ragusa. Il 26 giugno tutti i proprietari di posto barca nel porto di Marina di Ragusa hanno ricevuto un sms di avviso: «Porto turistico di Marina di Ragusa s.p.a comunica che in data 30/06/09 saranno rilasciate le ultime autorizzazioni e, pertanto la struttura sarà fruibile dal 1 luglio .

Ma… quale sorpresa quando il primo luglio molti proprietari di natanti da diporto non hanno potuto mettere in acqua le loro barche. Sono rimaste tutte sui carrelli, e alcune sono state ancorate nella punta estrema della banchina portuale, senza autorizzazione a potere uscire dalla struttura. La responsabile della ditta Enza Di Raimondo ha dichiarato telefonicamente che «già da stamattina, gli avvocati sono al lavoro per «sbrogliare» la matassa».

Pare infatti che alla capitaneria di Pozzallo, non sia pervenuta l’ultima delle autorizzazioni che viene rilasciata dalla Regione. Gli avvocati della ditta sostengono, invece, di avere inviato il documento con raccomandata evidentemente non pervenuta.

Un ritardo postale? Sembra improbabile. Il fatto è che adesso i tempi di fruizione della struttura si allungano. Basterebbe inviare a Pozzallo una copia dell’autorizzazione tramite fax ma, stranamente, pare che non sia stata fatta una copia dell’autorizzazione. Già da stamattina comunque i legali della ditta stanno provvedendo per accelerare i tempi. Ma per questo week end niente da fare.

martedì 30 giugno 2009

Le meduse: il terrore delle spiaggie Ecco il vademecum per difendersi


“Ho il terrore delle meduse – dice con l’aria sconsolata Paola, una stundetessa di 23 anni -. Ho subito un morso alcuni anni fa e non voglio ripetere di certo l’esperienza. I tentacoli mi si erano attorcigliati alla gamba. L’ustione mi rovinò l’intera estate. Oggi fa caldo, ma resisterò senza fare il bagno”.
Uno dei fattori che avvicina le meduse alle coste, infatti, è proprio il caldo: le meduse amano le acque tiepide e molto salate. Prima venivano avvistate a settembre, quando l’estate era bella e consumata, e le ferie godute appieno. Di anno in anno, però, le belle celenterate anticipano sempre più il loro arrivo, fino al record di quest’anno che potrebbe compromettere l’intera stagione balneare.

Le cause che contribuiscono alla proliferazione di queste urticanti gelatine sono diverse. Tra i fattori principali la salinità e la temperatura dell’acqua. A ciò si aggiunge la pesca illimitata di tonni e pesci spada che con la loro ghiottoneria dimezzavano il numero delle meduse. Se prima questi cnidari si aggiravano tra le 20 e le 40 miglia dalla costa, ora i cambiamenti climatici hanno aumentato le temperature e diminuito l’apporto di acque dolci di fiume permettendo loro di trovare un habitat ideale anche nelle coste. Nonostante si tratti di esemplari di piccole dimensione, che non comportano gravi rischi per la salute, solo pochi temerari affrontano pavidamente il mare. I coraggiosi sono disposti a rischiare la propria pelle pur di godere del fresco ristoro delle nostre acque cristalline.

Marco, 40 anni, botanico, è appena tornato da una nuotata: “Io non gli permetto di rovinarmi la mia giornata al mare. È solo sfortuna, come vedete non mi è successo niente”.
“Sarà - risponde scettica la signora Katia, professoressa in pensione – io per sicurezza porto sempre con me questo stick lenitivo, l’ho comprato in farmacia la scorsa estate, ma finora l’ho utilizzato solo per gli altri”. Marina un’archeologa subacquea di 29 anni racconta ai bagnanti la sua esperienza: “Una volta mi sono immersa senza la muta e una medusa mi si è incastrata tra il gav e la schiena, il dolore era indescrivibile anche perché non potevo riemergere subito, per fortuna i miei compagni mi hanno aiutata a staccarla dalla pelle, ma porto ancora le cicatrici”.

Ma cosa succede esattamente quando si entra in contatto con una medusa?

Elena Castelli, dermatologo ricercatore presso la clinica dermatologica dell’Università di Palermo innanzitutto precisa che non si tratta di “morso” bensì di puntura. “Per capire in che modo intervenire bisogna prima di tutto studiare le cause della reazione cutanea – dice la dottoressa -. La medusa è in cima alla scala dei cnidari, animali dalla mobilità modesta che si nutrono attraverso miriadi di microcellule dette cnidociti”. Perché spieghiamo questo? “Perché i cnidociti - spiega la dermatologa - sono cellule con al loro interno un filamento urticato ornato da uncini. Quando entra in contatto con un essere vivente il filamento diventa rigido come l’ago di una puntura, si infila nella pelle, la cellula si spreme e inietta una serie di tossine allo scopo di uccidere e digerire la preda”.
Detto così terrorizzerebbe chiunque. La signora Castelli sorride e rassicura: “Bisogna considerare anche le dimensioni: i vari veleni rilasciati, come le cardiotossine o le neurotossine, in quantità ridotte possono solo provocare la morte dei tessuti nei punti in cui sono stati inoculati. Nella quasi totalità dei casi ciò che si manifesta sono i ponfi: manifestazioni locali, caratterizzate da rossore e rilievo della superficie cutanea, con la forma dei tentacoli detta anche “colpo di frusta”.

Esistono tantissimi rimedi per le punture di medusa, quali sono veramente efficaci e quali i miti da sfatare?
“Esistono rimedi contro le tossine e rimedi contro le infezioni – risponde la dottoressa Castelli –. È importante staccare residui di tentacoli, anche col dorso di una lama se necessario e sciacquare con l’acqua di mare la parte lesa (per diluire le tossine non ancora penetrate e attenuare l’urticazione). Mai con acqua dolce o alcol che aiutano a diffondere il veleno e peggiorando la situazione”.
I cosiddetti rimedi della nonna: strofinare sabbia, applicare ammoniaca/pipì, aceto, bicarbonato, sono tutti miti da sfatare? “Strofinare sabbia o altro sulla parte lesa è sbagliatissimo, così come non è provata l’efficacia dell’ammoniaca. Sull’aceto, invece, c’è un fondo di verità perché contro le punture delle meduse tropicali, che sono mortali, viene utilizzato l’acido acetico che è contenuto anche nell’aceto casalingo. Ottimo un impasto fluido di bicarbonato di sodio e acqua, serve a inattivare il veleno dei cnidociti, andrebbe quindi spalmato immediatamente e applicato per 30 secondi”.

Creme a base di cortisone?

“Sono un ottimo rimedio per bloccare l’infiammazione, quindi io consiglierei di applicarle anche se il cortisone non serve per le tossine”. “Per evitare ulteriori traumi e infezioni – conclude la dermatologa - è sempre consigliabile coprire con una garza medica, senza occludere, la parte lesa.”

Prevenire è meglio che curare.
Evitare di fare il bagno quando le acque sono infestate dalle meduse è certamente il miglior modo per evitare un incontro ravvicinato con queste urticanti gelatine, ma l’obiettivo dovrebbe essere il ripristo dell’ecosistema. L’unico intervento a livello istituzionale potrebbe essere effettuato nel campo della pesca attraverso un aumento dei controlli, il resto spetta a noi. Una vita biocompatibile non solo ci aiuterà a non essere sommersi dalla nostra spazzatura, ma ci consentirà di nuotare nel “Mare Nostrum” con la stessa spensieratezza dei nostri avi.



lunedì 29 giugno 2009

Svizzero pesca uno squalo di 480 chili



MILANO - Un settantennne pensionato svizzero, a pesca nelle acque sulla costa della contea di Claire in Irlanda, ha preso uno squalo di 480 chili – in assoluto il più grande mai catturato in Europa. «È stato come vincere al lotto», ha raccontato il fiero uomo di mare Joe Waldis, autore della cattura insieme a due amici. Lo svizzero ha riferito che per riuscire a catturare il pesce, lungo 3 metri e 9 centimetri, hanno impiegato, in tre, circa mezz'ora.

MAXI GRIGLIATA - «Cercava di sfuggirci sotto l'imbarcazione. È stata la lotta della mia vita», ha raccontato Waldis all'irlandese Independent. Non è stato possibile, tuttavia, caricarlo a bordo: lo squalo è stato trascinato a riva legato all'imbarcazione, pesato e poi misurato. «Vedremo se si tratta anche del più grande mai catturato al mondo, di sicuro è il più grande mai catturato nel Vecchio Continente», ha aggiunto l'arzillo pensionato, ormai una star tra i pescatori, non solo locali, ai quali peraltro ha regalato parte dell'importante trofeo. Già, perché una grossa fetta se l'è tenuta per sé: «Appena arrivo a casa a Remetschwil facciamo una grande grigliata di pesce».

domenica 28 giugno 2009

La mia grande passione!!!

La mia grande passione, la barca e il mondo ad essa correlato mi porta a fondare questo blog per far si che possa creare un circolo nautico online dove tutti coloro che condividono questa passione possano trarne benefici, suggerimenti e consigli!!!
Benvenuti a bordo.